Collegamenti misconosciuti fra cervello e clitoride

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 01 febbraio 2020.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La pratica rituale barbara del taglio cruento del clitoride, delle piccole labbra e di altre parti dei genitali femminili esterni ha accresciuto l’importanza della conoscenza dei ruoli fisiologici svolti da queste formazioni anatomiche nelle donne. In particolare, il clitoride, amputato per controllare il comportamento sessuale fin dalla più tenera età, privando le bambine di una futura fonte di piacere, si è rivelato importante, attraverso la sua connessione col cervello, per la funzione riproduttiva.

Roy J. Levin, che si occupa da tempo di questo argomento, in un nuovo studio ha dimostrato l’importanza dell’omologo del pene maschile per una serie di processi mediati dall’intervento del sistema nervoso centrale ed essenziali per il successo riproduttivo. Levin afferma che la clitoridectomia non determina solo disabilità sessuale, ma anche disabilità riproduttiva.

(Roy J. Levin, The Clitoris – An Appraisal of Its Reproductive Function During the Fertile Years: Why Was It, and Still Is, Overlooked in Accounts of Female Sexual Arousal. Clinical Anatomy 33 (1): 136-145, Jan. 2020).

La provenienza dell’autore è la seguente: Independent Research Investigator, Sheffield (United Kingdom).

Oltre quindici anni fa, la Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, a fronte del crescente numero di bambine, ragazze e giovani immigrate che venivano sottoposte dalle donne della famiglia o del clan a mutilazioni dei genitali con gravi rischi per la salute e talvolta per la vita, ha aderito a un’iniziativa promossa dall’organizzazione internazionale No Peace Without Justice (Non c’è Pace senza Giustizia, ONG dell’ONU) in collaborazione con AIDOS (Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo, ONG dell’ONU) e TAMWA (Tanzania Media Women’s Association), consistente principalmente nella sottoscrizione di un appello rivolto ai Capi di Stato e di Governo, ai Parlamentari di tutti i paesi interessati storicamente o dalla recente immigrazione e a tutte le principali organizzazioni internazionali a tutela dei diritti umani, allo scopo di bandire questa pratica pericolosa, incivile e lesiva dei diritti della persona[1].

Si riporta, qui di seguito, una parte della nota informativa fornita nel testo dell’Appello.

“La pratica dell’asportazione di parte dei genitali femminili esterni, la cui forma più violenta prende il nome di infibulazione, non è prescritta da alcuna delle religioni oggi praticate nel mondo, incluse le varie versioni dell’Islam, cui appartengono coloro che la praticano.

Si calcola che il numero delle donne nel mondo che abbiano subito mutilazioni genitali sia attualmente fra i 120 e i 130 milioni: più del doppio della popolazione dell’Italia. Si ha notizia di circa due milioni all’anno di bambine e ragazze che vengono sottoposte alla cruenta asportazione rituale, a volte barbaramente eseguita con strumenti od oggetti taglienti rudimentali, sporchi o contaminati e perciò causa di infezioni che complicano gli esiti cicatriziali. In molte regioni dell’Africa questa pratica costituisce il principale mezzo di diffusione del virus HIV e dell’AIDS, spesso rapidamente mortale per totale mancanza di diagnosi e terapia.

Un’assurda tortura, inflitta per ragioni che si perdono nel remoto passato di epoche precedenti ogni documentazione storica, di cui si ha solo traccia nei racconti relativi alle cosmogonie arcaiche in cui la mutilazione rituale avrebbe contribuito all’ordine mitico del mondo, mediante la codificazione del ruolo dei sessi. Dall’Africa subsahariana, dallo Yemen, dall’Oman e dal Medio Oriente, progressivamente la pratica si diffonde, attraverso l’immigrazione, in tutto il mondo. In Italia il numero delle bambine e delle donne cui è stato asportato il clitoride e le piccole labbra o sono state infibulate aumenta ogni anno.

È importante sottolineare il danno psichico prodotto sulle bambine e le donne, con aspetti che variano al variare dell’età, dell’estensione e delle forme in cui il rituale viene praticato” [2].

Roy J. Levin è tra i ricercatori che maggiormente hanno contribuito a chiarire l’importanza del clitoride, al di là del ruolo nell’innescare un orgasmo che la sessuologia di matrice psicoanalitica considerava diverso da quello vaginale. Una sua rassegna di circa due anni fa riportava dati dettagliati sulle strutture clitoridee, sulle funzioni e sulle precipue caratteristiche di attivazione nelle diverse fasce di età della donna. Levin in quella occasione ha affrontato il problema del “paradosso dell’attivazione del clitoride”: differenti procedure di attivazione sono state considerate da alcuni autori in grado di indurre “esiti negativi” per la salute delle donne che le impieghino per raggiungere l’eccitazione sessuale e l’orgasmo, con o senza il rapporto fisiologico vaginale; ma il ricercatore di Sheffield rileva ed analizza incoerenze e problemi negli argomenti di chi sostiene questa tesi.

La giustificazione proposta per gli “esiti negativi” è che l’evoluzione punisce l’eccitazione sessuale diversa da quella del coito, perché la modalità dell’accoppiamento riproduttivo costituisce l’unica possibilità per la propagazione genica. Ma la nuova interpretazione evoluzionistica della funzione clitoridea negli anni fertili della vita della donna, quale meccanismo fondamentale per facilitare la prestazione riproduttiva femminile, rende tale interpretazione del tutto improbabile.

Levin poi discute il ruolo della tecnica CAT (coital alignment technique) nel trattamento dei disturbi dell’orgasmo femminile, in rapporto ai suoi elementi di stimolazione introduttiva, clitoridea e periuretrale da parte del glande. Da tutta la discussione emerge la tendenza prevalente a seguire idee tradizionali, senza realmente indagare aspetti non sottoposti a vaglio sperimentale[3].

La stimolazione clitoridea induce un’intensa attivazione funzionale del cervello che determina, fra le altre variazioni di parametri fisiologici, modificazioni di assetto nel tratto genitale femminile e, in particolare, un notevole aumento del flusso ematico vaginale che accresce la pressione di ossigeno (pO2) nel lume dell’organo, consente la produzione di abbondante trasudato vaginale necessario per la penetrazione indolore del pene, la parziale neutralizzazione del pH acido luminale e lo sviluppo del vaginal tenting, ossia del fenomeno che porta il canale vaginale, normalmente costituito da pareti afflosciate che collabiscono, ad aumentare di tono muscolare ed estendersi in lunghezza e larghezza, creando spazio per ospitare l’organo genitale maschile. Intanto, si ha contrazione della cervice uterina e aumento di secrezione del muco cervicale, che contribuisce alla lubrificazione naturale. Allo stesso tempo, sempre per effetto dell’attivazione dell’asse clitoride-cervello, si ha il rigonfiamento del canale vaginale ingrossato, con rallentamento del trasporto del seme eiaculato nell’atto riproduttivo. Questo effetto è particolarmente importante in quanto fornisce la durata temporale necessaria alla decoagulazione del liquido spermatico; fase necessaria per la successiva capacitazione (attivazione degli spermatozoi). Tutti questi eventi fisiologici sono attivi fino a quando non cessa l’attivazione cerebrale, spesso per induzione dell’orgasmo.

I sistemi neuronici cerebrali dello stress, attivi nell’ansia e nella paura, parallelamente decrescono in attività, favorendo la prevalenza di un setting funzionale rilassato con prevalenza periferica del parasimpatico sull’ortosimpatico.

Tutte queste variazioni genitali, prese insieme, sono della massima importanza nel facilitare la possibilità di successo riproduttivo con la conseguente propagazione dei geni: indipendentemente da come e quando avvenga la stimolazione, quest’organo ha un ruolo ignorato ma di notevole importanza nella riproduzione. Roy Levin sottolinea che, coerentemente con l’entità dei cambiamenti attivati a fine riproduttivo, la stimolazione clitoridea ha un notevole potere di evocazione dei processi legati al piacere sessuale; per tale ragione, conclude che la formazione collegata ai bulbi del vestibolo dalla rete intermedia di Kobelt ha sia un ruolo procreativo (riproduzione) che ricreativo (piacere). La distinzione, tuttavia, ci appare un po’ forzata da un punto di vista biologico, perché il piacere sessuale è evoluzionisticamente considerato un rinforzo cerebrale del comportamento riproduttivo.

In conclusione, Levin sottolinea che la clitoridectomia non è responsabile soltanto di disabilità sessuale, ma anche di disabilità riproduttiva.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di studi di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-01 febbraio 2020

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] In Firenze, presso il Policlinico di Careggi, si prese a “medicalizzare” questa pratica, per rispettare quello che ritenevano erroneamente essere un rito islamico, preservando le vittime dal rischio di infezioni e complicanze. Noi ci opponemmo alle mutilazioni sessuali assistite dalla medicina scientifica, facendo opera di informazione. Avemmo al nostro fianco Padre Roberto Tassi, Rettore della “Chiesa di Dante”, e le donne delle associazioni menzionate. Lo stesso Imam di Firenze condannò le mutilazioni genitali femminili, specificando che non avevano giustificazione nel credo islamico.

[2] L’Appello redatto nella sua forma integrale si può consultare nella sezione “IN CORSO” del sito.

[3] Cfr Roy J. Levin, The Clitoral Activation Paradox. Clinical Anatomy 31: 650-660, 2018.